Corruzione e disboscamento: le due gemelle dell’illegalità ambientale

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Presentati a Roma i risultati finali del Progetto TREES, finanziato dalla Commissione europea per far luce sul ruolo che le tangenti hanno nell’incentivare il fenomeno del traffico illegale di legno. Un business che assicura al crimine organizzato un fatturato secondo solo al commercio di droga: quasi 100 miliardi di euro il giro d’affari annuo a livello globale.

Roma, 15 luglio 2016 – Senza un serio intervento di lotta alla corruzione, sarà impossibile contrastare il fenomeno del traffico illegale di legno in Europa. Tra i due fenomeni c’è infatti una sottile linea rossa: a farla emergere, le ricerche portate avanti dal progetto TREES (Timber regulation enforcement to protect European wood Sector from criminal infiltration), finanziato dalla DG Affari interni della commissione europea. Venti mesi di indagini e sondaggi in Europa e nell’area Balcanica, presentate durante un incontro pubblico a Roma.

“Quello della corruzione – spiega Antonio Brunori, segretario generale del PEFC Italia, organizzatore dell’evento e tra i partner del progetto – è un problema fortemente connesso con il commercio illegale del legname ma apparentemente è un ‘reato senza vittime’. Per questo è difficile da stanare perché si basa su un accordo tra diverse parti, tutte coinvolte con reciproci vantaggi. E in più, la corruzione, almeno formalmente, produce documenti che mascherano gli illeciti: quando tutti i documenti appaiono in regola è complesso evidenziare la presenza di un reato. Eppure intervenire è essenziale se si vogliono minimizzare le attività criminali nel settore forestale e del legno, che danneggiano l’ambiente, le imprese sane e lo Stato”.

Il fenomeno del traffico illegale di legno e derivati è tutt’altro che marginale. I dati Interpol indicano che esso assicura al crimine organizzato un fatturato tra i 30 e i 100 miliardi di euro ogni anno, giro d’affari secondo solo al commercio di droga e superiore anche al traffico di rifiuti e di fauna selvatica. E l’Italia è pienamente coinvolta nelle attività di importazione illegale di legno. “Basta fare l’esempio della legna da ardere” spiega Angelo Mariano, ufficiale del Corpo Forestale dello Stato e membro dell’advisory board del progetto TREES. “Il consumo nazionale annuo è di 20 milioni di tonnellate ma la produzione e importazione ufficiale si ferma a 5 milioni. Da dove arrivano le altre 15 milioni di tonnellate?”. Non un caso che il CFS nel solo 2015 abbia dovuto effettuare 36400 controlli accertando più di 800 reati penali, 4300 illeciti amministrativi, che hanno portato alla denuncia di 382 persone, 101 sequestri, 23 arresti e a sanzioni per oltre 2,5 milioni di euro.

Più in generale, a livello europeo, il Parlamento europeo stima che il legno importato illegalmente si attesti attorno al 20%. E tale traffico è probabilmente favorito anche da tangenti ai funzionari che dovrebbero controllare il rispetto delle norme. Ma anche nel Vecchio continente esistono canali ormai rodati per le importazioni illegali. E il progetto TREES ha evidenziato come, ad esempio, l’area balcanica rappresenti il “ventre molle” di questo tipo di traffici. “Nell’area dei Balcani – spiega Lorenzo Segato, direttore esecutivo del Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità RISCC – la corruzione è un qualcosa di pervasivo e diffuso, anche a livello culturale. È quindi difficile denunciarla. Quei territori sono stati storicamente coinvolti da traffici illegali, non solo per il settore legno. Esistono organizzazioni ben oliate e ramificate che conoscono percorsi sicuri, da usare per far passare senza intoppi i prodotti illegali”.

Per tentare di minimizzare il fenomeno, occorre intervenire sulle norme europee che già oggi cercano di garantire trasparenza nel settore foresta-legno. Dal 2013 nell’Unione europea è operativo il regolamento Legno, noto anche come EUTR (European Union Timber Regulation). Uno strumento utile a contrastare il fenomeno dell’illegalità ma probabilmente non sufficiente. “È ancora presto per valutarne in profondità gli effetti – prosegue Segato – ma di certo, dai sondaggi che abbiamo effettuato durante il progetto TREES tra addetti ai lavori e forze dell’Ordine, è emerso come esso sia tutt’oggi scarsamente conosciuto. Tuttavia, accanto a una sua più rigorosa applicazione, sono senza dubbio utili tre correttivi: dobbiamo coinvolgere tutti gli attori impegnati nell’importazione del legno, sfruttare gli strumenti tecnologici che rendono più difficile falsificare i documenti di trasporto e bisogna introdurre incentivi che aiutino gli operatori che vogliono lavorare in modo legale”.

 

Il progetto TREES è stato finanziato dalla DG Affari Interni della Commissione europea nell’ambito del Programma ISEC (Prevenzione e lotta al crimine) e realizzato da cinque partner principali: Conlegno, PEFC Italia, RiSSC, CNVP Foundation e RiskMonitor, supportati dai partner associati (INTERPOL, PEFC Slovenia, PEFC United Kingdom, PEFC Council, PEFC Germany, PEFC Slovakia, PEFC Norway, Bulgarian Investigators’ Chamber).

http://www.trees-project.eu/it/

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Eco delle Foreste è uno spazio d’informazione con articoli, reportage, storie, per tutti coloro che amano le foreste e voglio tenersi informati sul mondo della certificazione forestale. Per contattare la redazione Eco delle Foreste - press@pefc.it

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