Non solo ditte boschive, ma anche cartiere, tipografie, case editrici, aziende edili e mobilifici: sempre più realtà in Italia scommettono sulla riduzione dell’impatto ambientale per vincere la sfida del mercato. Per loro, spiegano i vertici italiani di Pefc, schema di gestione forestale virtuosa più diffuso al mondo, la certificazione è un’opportunità di crescita.
Perugia, 29 Giugno 2011 – Anche in Italia, la certificazione forestale prosegue la sua marcia. Non c’è crisi che tenga. Anzi, sembra che l’attuale, perdurante, momento di stagnazione spinga le imprese italiane a sperimentare nuove vie per stare sul mercato. I vertici del Pefc Italia, lo schema di gestione forestale sostenibile più diffuso in Italia e nel mondo, hanno annunciato oggi un significativo traguardo: le realtà certificate nel nostro Paese hanno superato quota 500, in crescita di oltre il 10% rispetto al 2010. Una testimonianza concreta dell’attenzione crescente delle aziende per gli investimenti nella riduzione dell’impatto ambientale delle attività umane.
Se si entra nel dettaglio delle imprese certificate, la fotografia mostra il consolidamento di un’intera filiera dei prodotti di origine forestale (legno e fibra di cellulosa). Non c’è segmento che ne resti escluso: a essere certificato non è solo chi gestisce i boschi o chi taglia gli alberi (le ditte boschive rappresentano il 6% delle realtà certificate) ma anche le segherie che lo trasformano (17%), le aziende edili e carpentieri che lo impiegano nelle costruzioni di nuovi edifici o nella ristrutturazione dei vecchi (10%), cartiere che usano la fibra di cellulosa per risme di fogli o carta tissue (9%), editori e tipografie (11%), mobilifici (14%), imballaggi e pallet (7%).
Tante realtà che hanno scommesso (e investito) sulla certificazione dell’origine legale e sostenibile della materia prima non solo per convinzioni etiche ma anche per strategia commerciale. Anche i consumatori italiani, come avviene da tempo in Nord Europa, sono sempre più attenti ed esigono prodotti a minore impatto ambientale. La certificazione è quindi un valore aggiunto per battere la concorrenza, nazionale ed estera.
Unica nota negativa, sottolineata dagli stessi vertici di Pefc Italia: la diseguale distribuzione geografica delle realtà certificate. E’ ancora il Nord a trainare la diffusione di questo strumento di sviluppo sostenibile (oltre l’80% del totale), Il Meridione è praticamente ancora ai nastri di partenza (meno del 2% delle aziende certificate).
“La crescente esigenza dei consumatori di poter disporre di prodotti a base di legno proveniente da boschi gestiti in maniera corretta e sostenibile, sta spingendo la richiesta di prodotti certificati verso livelli mai riscontrati nel passato. – dichiara Antonio Brunori, segretario generale PEFC Italia –“Rimane comunque il fatto che i valori potenziali sono altissimi: Federlegnoarredo calcola siano 78.000 le aziende di trasformazione del legno, mentre Assocarta stima intorno a 5.000 le aziende della filiera della carta. Ci auguriamo che ci sia un incremento delle politiche verdi da parte delle Pubbliche Amministrazioni (il Green Public Procurement – GPP), perché crediamo siano un traino importante per la diffusione degli acquisti etici e responsabili e della sensibilizzazione verso il settore dell’industria di trasformazione di carta e legno”. Il Piano di Azione Nazione sugli acquisti verdi, in vigore dal 2009 dietro Direttiva comunitaria, rimane applicato da una piccola parte delle Pubbliche Amministrazioni e la certificazione forestale è uno degli strumenti di garanzia che danno punteggi ecologici premianti alle aziende per vincere le gare d’appalto pubbliche.”