Non molti li conoscono, ma l’Italia è piena di piccoli produttori di birre di gran qualità. A Forni,
nelle Dolomiti friulane, il birrificio Foglie d’Erba ha deciso di usare materie prime certificate Pefc
e spezie del commercio equo e solidale. Per coniugare qualità, attenzione all’ambiente e diritti
umani
I consumatori assuefatti ai prodotti industriali e alla spesa del supermercato probabilmente non ne
sono a conoscenza. Gli appassionati, al contrario, la considerano una notizia stranota. Resta il fatto
che il nostro Paese, conosciuto in tutto il globo per i suoi vini pregiati, è costellato di piccoli, a volte
minuscoli, birrifici. In Italia si producono infatti alcune delle migliori birre artigianali del mondo.
Non sono pochi i produttori che in breve tempo sono passati dal garage al capannone. E, accanto ai
mastri birrai, sta fiorendo uno stile di consumo che riscopre il gusto di questo alimento antico e
adatto a ogni stagione dell’anno. Tra l’altro, dietro ogni micro-azienda, si nascondono spesso
curiosità e processi produttivi particolari. Modi per coniugare attività imprenditoriali e sviluppo
sano.
Al confine tra Friuli e Alto Adige, ad esempio, dal 2007, dopo quindici anni di attenta produzione
casalinga, è nato il birrificio Foglie d’Erba. Il nome s’ispira a una raccolta di poesie di Walt
Whitman (vi ricordate il “Capitano! Mio Capitano!” dell’Attimo Fuggente?). La sua produzione è
assolutamente di nicchia: realizza circa 6000 bottiglie all’anno, divise in quattro tipi dai nomi
evocativi: Babel, Haraban, Hopfelia, Ulysses. Tutte e quattro racchiudono almeno due peculiarità.
La prima si scopre gustandole: per tutte vengono impiegati ingredienti provenienti dal Parco
Naturale delle Dolomiti Friulane, che conta più di 3300 piante officinali.
La seconda, la si può scoprire chiacchierando con il titolare, nel vicino locale di mescita. Siamo a
Forni di Sopra, a pochi chilometri dalle Tre Cime di Lavaredo e da alcuni dei più affascinanti
gruppi montuosi dell’arco alpino: “I prodotti che uso sono rigorosamente legati a questo territorio.
Ma, con le mie birre, volevo anche dimostrare che produzioni di qualità, attenzione all’ambiente e
sensibilità sociale possono andare di pari passo”, racconta il titolare Gino Perissutti. Da qui la
decisione di utilizzare resine di pino mugo e aghi di pino silvestre ottenuti da due foreste certificate
Pefc, certificazione che garantisce una gestione boschiva sostenibile. “Per il mio settore, questa
scelta da sola non ha ricadute commerciali immediate. Ma crea curiosità fra i clienti, aumenta la
volontà di assaggiare i prodotti e di verificarne le qualità. Senza dubbio va spiegata, ma aiuta a far
capire che si può fare un uso virtuoso del territorio e delle risorse che la natura ci regala”.
Alle preoccupazioni ambientali, si affianca poi la sensibilità sociale: per questo, zuccheri e spezie
utilizzati nelle birre provengono dal circuito equo e solidale. Attenzioni che sono valse al birrificio
una menzione speciale nella guida che Slow Food dedica alle migliori birre artigianali italiane
(quella del 2011 è stata pubblicata da poche settimane): è stato infatti inserito tra quelli che “più si
avvicinano ai concetti di buono, pulito e giusto”.
Ultimo aggiornamento 31 Agosto 2011
Quei birrifici amici del gusto e della natura
Redazione
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