Dopo un lungo dibattito e a quasi tre anni dall’approvazione della Direttiva Europea sul “Single use plastic” (SUP) è stato finalmente approvato a livello nazionale il decreto che mette al bando molti prodotti in plastica usa e getta.
Si tratta del Decreto legislativo 196/21, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 gennaio che ha reso di fatto operative anche in Italia le disposizioni che sono previste dalla Direttiva 2019/904, appunto la cosiddetta “SUP”.
Un provvedimento necessario, nato dalla sempre più forte voce della società civile, conscia ormai del fatto che l’uso massiccio di plastica usa e getta rappresenta un problema ambientale importante e che sia necessario quindi trovare soluzioni alternative più sostenibili.
Grazie all’approvazione del Decreto legislativo 196/21, quindi, una serie di oggetti in plastica monouso non saranno più reperibili negli scaffali dei negozi che frequentiamo quotidianamente: posate (come coltelli, forchette, cucchiai, bacchette), bastoncini cotonati, piatti, cannucce, alcuni contenitori per alimenti e tazze o bicchieri per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.
Anche se, ad oggi, è stata evidenziata da più parti una certa confusione relativa all’applicazione del Decreto, è ormai chiaro che questo rappresenti un primo passo fondamentale per il progressivo abbandono di materie prime (soprattutto se usa e getta) non sostenibili.
Con questo riguardo, quindi, si aprono moltissime opportunità per le aziende produttrici di materiale monouso a base di carta e cellulosa. Oltre alla sensibilità crescente dei consumatori, infatti, iniziative normative di questo tipo hanno anche il ruolo di “spingere” il mercato verso soluzioni più ecocompatibili.
I prodotti a base di carta e cellulosa, infatti, si dimostrano una scelta vincente da molti punti di vista, soprattutto se accompagnati da una certificazione, come quella PEFC, in grado di attestare la provenienza legale, tracciata e sostenibile della materia prima di origine forestale.
Un esempio chiaro del fatto che quando si chiude una porta, ci sono le opportunità per aprire tanti nuovi portoni che, speriamo, possano spalancarsi verso la strada di scelte sempre più etiche e sostenibili.