Di Alessio Mingoli
La scorsa uscita abbiamo intervistato Valeria Margherita Mosca che con Wooding (https://wood-ing.org/) diffonde la cultura della raccolta del cibo spontaneo, il cosiddetto foraging, oltre a promuovere la riscoperta dell’importanza del rapporto uomo-foresta.
In quell’occasione ci ha parlato del mondo di iniziative legate a queste tematiche che Wooding mette in campo da anni oltre ad analizzare le prospettive turistiche e le opportunità che si potranno aprire questa estate per montagne e foreste italiane.
Qui potete rileggerlo: https://www.pefc.it/news/il-bosco-in-tavola-con-il-foraging-intervista-a-valeria-margherita-mosca-di-wooding
Oggi invece con la seconda parte dell’intervista parliamo di cultura del cibo legata alle foreste e abbiamo chiesto a Valeria anche una prima dritta per portare in tavola un po’ di foresta.
Come pensi che la cultura del cibo legata alle foreste possa aiutare a salvaguardare le foreste stesse?
Per parlarvi di questo voglio introdurvi brevemente al foraging conservativo essendone io la teorica. Con il tempo ho deciso che non era più opportuno raccogliere per forza le specie che sono state sempre raccolte, seppur facenti parte della nostra tradizione, anche perché alcune proprio per il fatto di esser sempre state utilizzate ora possono subire forti pressioni.
Con il foraging conservativo si va a raccogliere ciò che in realtà all’ambiente da fastidio o che è molto abbondante, così da non creare un impatto quando andiamo a raccogliere. Oltretutto contribuiamo ad aiutare l’ambiente a disfarsi di specie “aliene” spesso introdotte dall’uomo.
Quindi, se il foraging è fatto in maniera razionale e quanto più conservativa possibile può portare dei vantaggi a noi ma allo stesso tempo fare del bene alla foresta stimolando il recupero del rapporto sinergico con essa ed accrescendo la conoscenza e la cultura legate al bosco, rendendoci più consapevoli della sua importanza.
Per il PEFC il mezzo principale per la promozione della gestione forestale sostenibile è la certificazione forestale. Il fatto di svolgere attività in foreste di proprietà dell’ERSAF e certificate per la loro gestione sostenibile è per voi un valore aggiunto?
È assolutamente un valore aggiunto, innanzitutto perché il nostro lavoro si basa e vive su questo tipo di sinergie. Più nuclei lavorano sulla stessa tematica e più questa diventa forte. Avere l’appoggio di realtà importanti come ERSAF e PEFC rende il nostro lavoro migliore e crea infinite opportunità!
Un consiglio o una ricetta per portare in tavola un po’ di foresta?
Abbiamo parlato poco fa di foraging conservativo e di raccolta di specie invasive: una di queste è la Reynoutria japonica, considerata invasiva e dannosa in quasi tutto il mondo. In Italia fortunatamente non cresce sopra i 600 metri di altitudine però crea dei danni enormi anche nei nostri boschi.
Fortunatamente è buona da mangiare e fa anche molto bene. Possono essere mangiati i getti primaverili che somigliano a degli asparagi verdi/rossastri, dal gusto acidulo che ricordano quello del rabarbaro. Possono essere mangiate anche le foglie e il fusto se cotti. I semi possono essere frantumati in farine e usati come addensanti o stabilizzanti nella panificazione.
Unica accortezza è quella di non esagerare. La Reynoutria contenendo acido ossalico in grandi quantità, può creare delle piccole irritazioni a livello intestinale.
Foto di: Isacco Emiliani.