Di Francesca Dini
Finalmente una buona notizia sul fronte dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI), l’Italia per la prima volta raggiunge un punteggio di 50 su 100 classificandosi al 54° posto nel mondo su 180 Paesi analizzati.
Lo scorso febbraio è stato rilasciato l’indice del 2017 di Percezione della Corruzione di Transparency International, analisi di 180 Paesi classificati sulla base del livello di corruzione percepito nel settore pubblico e nella politica. Transparency Internationalassegna un punteggio di 0 ai Paesi ritenuti molto corrotti fino a 100 per i Paesi ritenuti affidabili; 50 è la soglia minima che individua i Paesi dove sia presente un “serio problema di corruzione”. L’Italia quest’anno è stata valutata con un punteggio di 50, che consente di uscire dalla condizione di Paese “a rischio corruzione” in cui era stata relegata dal 2008. Sebbene questo punteggio non possa essere ritenuto una completa sufficienza, va sottolineato che il nostro Paese dal 2012 in poi ha riconquistato 18 posizioni, di cui sei solo nell’ultimo anno, grazie a politiche quali l’approvazione della legge anticorruzione e delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione all’accesso civico generalizzato, la recente legge a tutela dei whistleblower e l’istituzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione
Ma questo cosa implica per la certificazione PEFC in Italia? Il CPI è uno degli indici che viene utilizzato nella Due Diligence System della Catena di Custodia PEFC. Per la precisione il CPI è usato durante la fase di valutazione del rischio a livello di origine per minimizzare il rischio di introduzione nel mercato di materiale derivante da fonti controverse. Il raggiungimento della soglia minima di 50 riduce il rischio per le materie immesse dall’Italia nel mercato Europeo, portando il rischio da “significativo” a trascurabile”. Fino all’anno scorso, infatti, per evitare di penalizzare il mercato del legno Italiano e tutelare le regioni che adottavano comportamenti virtuosi, il PEFC Italia aveva proposto l’adozione di un indice alternativo, il Quality of Governance Index – QoG della University of Gothembourg (Svezia) al fine di circoscrive la necessità di approfondire l’analisi del rischio sull’origine del legname alle sole regioni ritenute “a rischio” (cinque in tutto), riconoscendo alle altre regioni italiane lo status di aree a rischio “trascurabile” per la probabilità a livello di origine del legname controverso.