Con i suoi 54 metri era l’abete bianco più alto d’Europa, sulle Prealpi Trentine, nel Comune di Lavarone (TN), in foreste certificate PEFC per la Gestione Forestale Sostenibile. L’Avez del Prinzep, con una circonferenza di 5,6 metri, cadde nel novembre 2017 all’età stimata di 264 anni a causa di una forte tempesta di pioggia e vento che lo spezzò e schiantò al suolo, interrompendone la detenzione del record, ora passata ad un esemplare di circa 52 metri nelle foreste casentinesi.
Ma il suo pregiato legno continua a far parlare di sè, con un linguaggio diverso e prezioso, quello della musica.
Realizzare un quartetto d’archi con tavole armoniche e anima in legno proveniente dall’Avez del Prinzep degli Altipiani Cimbri, questo è l’obiettivo del progetto ANIMA, nato dal violoncellista e direttore d’orchestra Giovanni Costantini, e dal liutaio trentino Gianmaria Stelzer, con la consulenza tecnica del dottore forestale Damiano Zanocco. Nello specifico, si tratta di due violini, una viola e un violoncello, che sono in fase di produzione e di prima presentazione al pubblico proprio in questi mesi, col fine di rendere omaggio a un albero che per anni è stato parte della comunità dell’altopiano di Lavarone e che attraverso questi strumenti può avere una nuova vita.
ANIMA è un’attività che si inserisce nel contesto di un progetto più ampio che vuole valorizzare il territorio dell’Alpe Cimbra, il Lavarone Green Land, di cui fanno parte altri sotto-progetti quali il Drago, realizzato con legno recuperato in seguito alla tempesta Vaia, il libro “Vaia Storia di un drago”, che si pone come utile strumento per raccontare ai più piccoli l’accaduto della tempesta, e ulteriori altre attività locali.
La collaborazione tra il liutaio e il violoncellista per il progetto ANIMA nasce da uno spunto che quest’ultimo ha avuto in occasione di una conferenza sulla vicenda dell’Avez tenuta da Zanocco, custode forestale, in cui si cercavano idee per utilizzare il legno dell’abete e dargli una nuova vita. Tra le varie proposte, quella di Costantini degli strumenti musicali, è stata quella prescelta, ed è così nato il progetto ANIMA. Un modo quindi, forse anche romantico, per far perdurare nel corso dei secoli, passandolo di mano in mano, il legno di un albero che merita di essere celebrato e ricordato.
Al seguente link un video che offre un assaggio dell’esperienza e del lavoro nella realizzazione di questi strumenti https://www.youtube.com/watch?v=Z9_-bW_AqvU.
Un quartetto d’archi siffatto è particolare e degno di nota già fin dalla sua ontologia, dalla sua essenza: strumenti musicali costruiti in abete bianco sono inusuali (è infatti l’abete rosso ad essere utilizzato per la quasi totalità degli strumenti) ed eccezionali, forse rintracciabili in sperimentazioni di una primordiale liuteria italiana. Da ciò deriva una corposa componente sperimentale di questo progetto, i cui esiti saranno oggetto di studio per gli addetti ai lavori che potranno osservarne, ascoltarne, e valutarne differenze per quanto riguarda il suono, il timbro, l’intensità e il volume. Inoltre, ancora più raro è imbattersi, non tanto in un singolo strumento isolato in abete bianco, ma in un intero quartetto d’archi realizzato con questa essenza.
Proprietario di questo tesoretto è il Comitato per la Valorizzazione dell’Avez del Prinzep, un’associazione nata in seno al Comune di Lavarone. L’idea è quella di affidarli per le esecuzioni a professionisti o studenti del Trentino, o prestarli a quartetti prestigiosi che si cimenteranno in un concerto con questi specifici archi. In questo modo, attraverso l’utilizzo assiduo, gli strumenti “possono aprirsi”, si augura Costantini, “passando da una condizione statica a una dimensione sonora di vibrazione attraverso lo scorrimento dei crini; tra qualche secolo potrà esserci spazio anche per qualche collezionista”.
Sulla scelta del nome del progetto poi, ANIMA, continua Costantini, “è il nome di una componente interna degli strumenti ad arco, un cilindro alto e sottile che il liutaio inserisce durante la lavorazione, e che mette in collegamento il piano armonico col fondo. Viene incastrato, dopo essere stato lungamente limitato, passando attraverso le “f”, ossia i fori di risonanza. Un’anima che non si vede ma c’è, che fa vibrare lo strumento e fa giungere a noi il suono. Inserire l’anima è l’ultimo atto, è come mettere la propria firma sullo strumento; contribuisce alla sua tenuta, fa da colonna portante e trasmette la vibrazione”.
Una vibrazione, nel frattempo, il primo violino finora realizzato l’ha trasmessa lo scorso sabato 19 agosto alla presenza di oltre 600 persone risuonando nelle abili mani della violinista Elisa Cecchini, della Dolomiti Horn Ensemble, diretta da Giovanni Costantini, con la consulenza artistica del compositore Giovanni Bonato, e la partecipazione del Coro Stella Alpina di Lavarone. L’evento “Concert-Azione” è stato occasione per presentare il primo violino di ANIMA e per farlo esprimere proprio a fianco dell’albero che ne ha fornito il legno di risonanza, l’Avez del Prinzep, in località Malga Laghetto, Lavarone.
Il prossimo step? ANIMA è destinato a diventare un percorso espositivo curato dal Muse e che vedrà la luce nell’inverno 2023/2024.