Oggi vi parliamo di una splendida storia di solidarietà ed unione, in cui ancora una volta il mondo forestale è strettamente connesso a quello artistico.
Nel 2018 l’azienda certificata PEFC Ciresa lanciò un’iniziativa chiamata “Salviamo il Legno di Stradivari”. Si trattò di un accorato appello, in cui la piccola azienda della Val di Fiemme chiedeva un aiuto per far fronte all’ingente investimento che avrebbe dovuto sostenere per acquistare i tronchi e accantonare tutto il legno di risonanza schiantato dal vento insieme ad altre migliaia di abeti. Un crowdfunding particolare, perché il titolare, Fabio Ognibeni, si impegnava a restituire quanto avrebbe ricevuto.
L’animo sensibile di più 900 persone (italiane e in parte straniere) ha permesso il successo di questa operazione: oltre 2200 metri cubi di tronchi “salvati” da altri impieghi meno nobili. Si è realizzato così quel che era l’obiettivo dichiarato da Ognibeni: “Tutto quello che può diventare musica, deve poter diventare musica!” Con il legno salvato dalla tempesta Vaia l’azienda fiemmese ha dato vita e voce a circa 12.000 pianoforti, 2.600 arpe da concerto, 10.000 strumenti ad arco costruiti dai liutai in tutto il mondo.
Fra i finanziatori dell’iniziativa anche Elisabetta Ricciardi, dottoressa Forestale di Firenze, che partecipò di slancio a questa raccolta fondi, prestando 900 euro per questa nobile causa. La restituzione delle somme versate è in corso da oltre due anni, e si sta concludendo in questa primavera. Elisabetta è fra gli ultimi a cui l’azienda ha inviato la lettera di conferma per la restituzione.
E qui la sorprendente risposta, la dimostrazione di come il bene genera altro bene e di come la generosità delle persone spesso vada oltre il convenzionale. Ciresa ha da poco ricevuto da Elisabetta il seguente messaggio che vi proponiamo:
“Gentilissimo Sig. Ognibeni,
La foresta di Tesero è sempre stata nel mio cuore, da quando come studentessa di Scienze Forestali sono stata lì per delle esercitazioni di Selvicoltura con il prof. Piero Piussi che in quei giorni ci portò anche a visitare alcune segherie.
Sono felice del lavoro che avete fatto in questi anni e che dal legno recuperato possano essere creati tanti meravigliosi strumenti musicali! Sono ben contenta di essere stata utile, ma adesso c’è un altro patrimonio prezioso che ha urgente necessità di essere salvato e quindi le chiedo la cortesia di versare la cifra che avrebbe inviato a me su questo Iban intestato al Comune di Faenza: IT20V0627013199T20990000808, specificando nella causale “Biblioteca Manfrediana”.
Antiche librerie e pagine delicatissime hanno bisogno di aiuto!
La ringrazio per essersi ricordato di me e le auguro di proseguire così bene il suo lavoro,
Cordiali saluti,
Elisabetta Ricciardi, Firenze”
Ecco il circuito virtuoso della generosità: la stessa cifra che ha contribuito a salvare il “legno di Stradivari” ora contribuirà a salvare il patrimonio storico dei manoscritti antichi della Biblioteca Manfrediana di Faenza, travolta dall’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Il bene che opera due volte, che produce altro bene.
Elisabetta non è l’unica ad aver rinunciato alla restituzione di quanto donato alla Ciresa, per devolverla a qualche altra buona causa. C’è chi ha destinato la somma a borse di studio per ragazzi meritevoli, chi a progetti per salvare altre foreste, chi l’ha versata a un liceo musicale per l’acquisto di strumenti… solo per citare alcuni esempi.
Bellissimo vedere come da una raccolta fondi per salvare il legno Vaia sia partita un’onda di solidarietà che ha coinvolto diversi ambiti della nostra società e che dopo cinque anni non si è ancora fermata. Un plauso a Ciresa e alle generose persone coinvolte in questa iniziativa.