Sottoprodotti della filiera legno-energia: i riferimenti normativi

Quando uno scarto di produzione può essere gestito come bene e non come rifiuto, si parla di sottoprodotto. La possibilità di classificare uno scarto come sottoprodotto comporta non solo benefici in termini ambientali e di rispetto dei princìpi di economia circolare, ma anche benefici non indifferenti dal punto di vista economico.           

Al fine di suggerire soluzioni e strategie basate sul potenziamento della funzionalità economica ed ecologica della filiera forestale legno-energia e di individuare percorsi di circolarità produttiva, è stato finanziato dalla Misura 16.1 del PSR Piemonte il Gruppo Operativo ProBest (Progetto BioEconomia Salute Territorio, economia circolare per la filiera legno-energia) – www.goprobest.it di cui il PEFC Italia è partner e responsabile di diverse attività.
Le prime attività svolte, hanno permesso di analizzare le norme che interessano il settore e di sviluppare un’analisi di mercato e di fattibilità relative ad alcuni dei principali sottoprodotti legati al mondo forestale: a cortecce, ramaglie e ceneri. 

Una varietà di “sottoprodotti” molto ampia e con caratteristiche tecniche ma anche normative molto diverse.

Dal punto di vista normativo, affinché sia possibile classificare e definire uno scarto come sottoprodotto, è necessario il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare dal D.lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) e modifiche successive. Attualmente, la definizione è contenuta nell’art. 183, comma 1, lett. qq) che definisce come sottoprodotto “qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa le condizioni di cui all’art. 184-bis, comma 1, o che rispetta i criteri stabiliti in base all’articolo 184-bis, comma 2”. 

Per l’articolo 184-bis del TUA è un sottoprodotto, anziché un rifiuto, qualsiasi sostanza od oggetto, frutto di un processo produttivo, che soddisfa tutte le seguenti quattro condizioni:

  1. la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto; 
  2. è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi; 
  3. la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; 
  4. l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana.

In caso di mancata verifica anche di una delle condizioni, lo scarto deve essere assoggettato alla disciplina dei rifiuti, pena il rischio di pesanti sanzioni.

I requisiti e le condizioni per escludere un residuo di produzione dal campo di applicazione della normativa rifiuti, sono valutati ed accertati alla luce del complesso delle circostanze e devono essere soddisfatti in tutte le fasi della gestione dei residui, dalla produzione all’impiego nello stesso processo o in uno successivo.

Dalle interviste svolte nell’ambito del progetto ProBest, è emerso che il percorso di identificazione e gestione del rifiuto o sottoprodotto è spesso considerato dagli operatori del settore come non privo di incertezze e di elementi di interpretazione. Per questo motivo, la reale possibilità di valorizzazione dello scarto, dipende fortemente anche dalla natura stessa dello scarto.          
Se per cippato e cortecce di origine forestale si tratta propriamente di co-prodotti, che, salvo casi eccezionali, non intersecano la gestione sui rifiuti, così non è per ceneri, sfalci e potature.  

Per quanto riguarda invece la valorizzazione delle ceneri come sottoprodotto, ad oggi questa possibilità è ancora complessa, mancando una norma in campo agronomico che ne consenta l’impiego. 

Nella prossima newsletter, saranno presentati i risultati delle attività legate all’analisi alle potenzialità di mercato dei sottoprodotti. 

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Eleonora Mariano

Laureata in Sviluppo Rurale sostenibile e Responsabile dell’Ufficio Progetti del PEFC Italia. È Direttrice editoriale di Eco delle Foreste.

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Eleonora Mariano

Laureata in Sviluppo Rurale sostenibile e Responsabile dell’Ufficio Progetti del PEFC Italia. È Direttrice editoriale di Eco delle Foreste.

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