Di Alessio Mingoli
Con il 2020 che volge al termine, se dovessimo fare un bilancio di quest’anno e pensare al problema principale che lo ha contraddistinto, molti di noi penserebbero al Covid-19 e alla crisi sanitaria ed economica in atto in tutto il mondo. Non dobbiamo però dimenticarci che c’è una sfida altrettanto importante e in un certo senso interconnessa, che attende l’umanità intera: il cambiamento climatico e, più in generale, il peso delle attività antropiche sulla Terra.
Per affrontarla al meglio è sicuramente necessario compiere una riflessione profonda sul grandissimo valore e sul ruolo che giocano alberi e foreste. É il tempo degli alberi e di una nuova e urgente relazione con l’universo vegetale, in modo da poter tornare ad una convivenza sinergica tra uomo e natura. Ed è proprio da questa premessa che apre “Tree Time – Arte e scienza per una nuova alleanza con la natura” al MUSE – Museo delle Scienze di Trento, dal 31 ottobre 2020 al 30 maggio 2021, un ampio progetto espositivo dedicato alla relazione tra l’essere umano e l’albero.
La mostra nasce da un progetto del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” ed è patrocinata da Provincia Autonoma di Trento, ANMS – Associazione Nazionale Musei, PEFC Italia e Legambiente
Saranno in questo caso i linguaggi dell’arte contemporanea a costruire una nuova visione, gestione e cura di alberi, boschi e foreste. Una sorta di viaggio multisensoriale, arricchito però anche dai contributi scientifici di studiosi, botanici ed esperti nella gestione forestale.
Tree Time mette al centro del percorso espositivo alberi, boschi e piantagioni arboree, la loro natura protettrice, il loro processo di adattamento alle costanti modificazioni ambientali e allo stesso tempo la condizione di crescente fragilità causata da azioni umane dirette e da effetti prodotti dal cambiamento climatico in atto.
Dalla tempesta Vaia agli incendi senza precedenti che hanno recentemente devastato l’Artico; dal fuoco doloso, utile alle dinamiche industriali, alla deforestazione di aree, come quella Amazzonica, che annientano biodiversità e habitat culturali, accelerando il riscaldamento globale. La mostra solleva quindi una serie di riflessioni mai così attuali in materia di gestione dei boschi e di cura della montagna, di salute delle piante e delle loro strategie di difesa in caso di attacchi parassitari e impatti antropici.
Cosa troverete alla mostra? Installazioni sonore, interventi site specific, opere pittoriche e fotografiche, nuove modalità di partecipazione e co-produzione. Dall’artista sudcoreana Sunmin Park, alla sua prima esposizione italiana, alla videoartista svizzera Ursula Biemann. Dagli americani Helen e Newton Harrison, tra i primi e più noti artisti sociali e ambientali, alla performer e artista visuale polacca Cecylia Malik, passando per le opere dello scultore altoatesino Aron Demetz, le ricerche del collettivo di designer Formafantasma e materiali di archivio di celebri esploratori, alpinisti e architetti.
In tutto venti artisti tra italiani e internazionali, una selezione di documenti dalle collezioni del Museomontagna, della Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, dell’Archivio Architetto Cesare Lombardi, della Fondazione Ermenegildo Zegna e dall’Archivio del 900 del Mart – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento.
Menzione speciale va poi all’installazione multimodale realizzata da Federico Ortica e Andrea Marchi che parte dai risultati del progetto del PEFC Italia “Trace” nel bosco di Piegaro, in Umbria, dove sono stati installati su 30 alberi dei sensori chiamati “Tree talker”, in grado di monitorare diversi parametri vitali (tra i quali la velocità del flusso linfatico, la capacità fotosintetica, la stabilità, l’umidità) degli alberi, per valutare tra le altre cose gli effetti del cambiamento climatico.
I dati raccolti dall’aprile 2019 al marzo 2020 sono poi stati inseriti in un software in grado di tradurli in suoni e grafiche, entrati a far parte dell’installazione vera e propria, allo scopo di restituire in parte la complessità della vita di un albero.
L’inaugurazione della mostra è avvenuta online con una diretta Facebook, ancora visibile sulla pagina del MUSE in ottemperanza agli obblighi delle norme anti Covid (la parte dedicata alla stanza con i Tree Talker è visibile al minuto 59,50). È disponibile anche un catalogo online della Mostra per chi volesse già vedere foto e filmati (tra cui quello realizzato in collaborazione con il PEFC Italia) al link https://treetime.muse.it/catalogo/prefazione.html.
Ora non resta che andare al Muse di Trento, Tree Time sarà aperta al pubblico fino al 30 maggio, con la speranza che mostre come questa, luoghi di cultura e spazi di divulgazione scientifica siano sempre accessibili, trovando modalità idonee in grado di sintetizzare tra l’esigenza di riduzione del rischio e messa in sicurezza e la necessità di arricchimento culturale e spirituale di cui tutti abbiamo bisogno, specialmente in periodi come questo.