La tempesta di scirocco chiamata “Vaia” dai meteorologi, che ha colpito dal 27 al 30 ottobre tutta l’Italia del Nord con raffiche osservate a 200,2 km orari (nella stazione di Monte Rest sulle prealpi Carniche da ARPA FVG) e pioggia cumulativa di 600 mm, ha provocato ingenti danni alle aree forestali italiane, percepiti tuttavia in maniera minore rispetto ai danni alle alberature cittadine.
I numeri però sono impietosi: in un giorno sono stati abbattuti tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività selvicolturale, per una quantità stimata di circa otto milioni di metri cubi di legno, con paesaggi letteralmente cambiati nel giro di poche ore e reticolo stradale praticamente da rifare. Il solo Trentino (Val di Fiemme, Val di Fassa, Primiero) ne ha persi 1,5 milioni, quantità di poco inferiori in Alto Adige; stessa situazione in Veneto (Altopiano di Asiago, Feltrino, Agordino, Comelico) e in Friuli Venezia Giulia (Carnia, Dolomiti Friulane, Cansiglio). Soprattutto abeti rossi, ma anche abeti bianchi e faggi, a seconda delle zone; e centinaia di chilometri di strade forestali da risistemare. Quasi tutte sono aree gestite in maniera sostenibile secondo gli standard internazionali del PEFC; quindi la causa di questa situazione non è sicuramente attribuibile all’abbandono.
Questi temi sono al centro del Congresso nazionale di Selvicoltura a Torino questa settimana (dal 5 al 9 novembre), dove 550 esperti di scienze forestali si riuniranno per parlare di selvicoltura, di gestione delle foreste e del nuovo Testo unico Forestale, cioè della gestione del 39% del territorio italiano, nell’anno in cui la superficie a bosco ha superato la superficie agricola. Tra i temi in discussione: che futuro dare a questi boschi, molti dei quali nati dopo la prima Guerra Mondiale a dominanza di abete rosso, che tecniche di esbosco per queste aree in cui anche le strade forestali sono danneggiate, come combattere le pullulazioni previste del bostrico, quale futuro per il mercato del legname tra due-tre anni, ecc.
Foto: Val D’Assa – Anna Sella