Certificata PEFC dal 2006, Panguaneta realizza i suoi pannelli utilizzando una materia prima dalle straordinarie caratteristiche: il legno di pioppo. Tutto il ciclo di trasformazione, dall’impianto alla coltivazione, dal taglio alla lavorazione industriale, avviene in un ristretto ambito geografico. Il legno di pioppo è uno dei prodotti più interessanti e compatibili con le moderne logiche dello sviluppo sostenibile, a partire dalla sua completa tracciabilità e rinnovabilità.
È quasi un messaggio subliminale quello che si riceve passeggiando lungo le rive del Po, quando il fiume più lungo d’Italia riceve nel proprio corso le acque dell’Oglio. Un segno, forse non voluto ma tangibile, di cosa l’uomo può fare quando pensa al proprio futuro cercando di rimanere in armonia col territorio circostante. Lungo il fiume, grandi distese di pioppi a formare un panorama unico. E, a pochi chilometri dalle anse del Po, Sabbioneta, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1998, il capolavoro architettonico cinquecentesco voluto da Vespasiano Gonzaga, signore di Mantova, per concretizzare agli occhi del mondo i canoni della città ideale. La realizzazione del concetto di sostenibilità con mezzo millennio d’anticipo.
Non stupisce quindi che questo connubio tra natura e uomo abbia ispirato le attività produttive che nel corso del tempo si sono insediate nell’area. Una di queste è Panguaneta, azienda specializzatasi dal 1960 nella realizzazione di prodotti derivati dal pioppo. Il nome dell’azienda rende omaggio al piccolo paese rivierasco che fu sommerso dal Po quando cambiò il proprio corso.
Tradizionalmente legata alla lavorazione e alla produzione industriale del compensato di Pioppo, Panguaneta diviene nel corso di pochi anni una delle più importanti aziende europee del settore grazie all’ampliamento della gamma dei prodotti offerti e dei comparti industriali serviti. Tanto da occupare oggi una superficie di 160mila metri quadri, di cui 30mila coperti.
Un successo ottenuto all’insegna della sostenibilità ambientale e della coesione sociale. Bassissime emissioni di formaldeide (ben al di sotto dei limiti di legge), biomasse riutilizzate per abbattere i consumi di metano. E poi la scelta di usare, come materia prima, il legno dei pioppeti distanti pochi chilometri dalla fabbrica. Uno strumento per mantenere la ricchezza nel territorio, aiutando gli imprenditori agricoli a valorizzare le loro piantagioni e garantendo al tempo stesso la tutela degli ecosistemi. Da otto anni, infatti, l’azienda ha deciso di dotarsi della certificazione di catena di custodia PEFC.
Panguaneta aderisce al sistema di certificazione PEFC che contraddistingue sia la gestione delle piantagioni di pioppo, sia il prodotto finale, i pannelli. La certificazione digestione sostenibile della pioppicoltura implica l’assunzione di precise responsabilità sia da parte dei coltivatori che dei trasformatori. La certificazione PEFC comporta per Panguaneta l’impiego di precisi protocolli gestionali che riguardano la messa a dimora, la coltivazione, il taglio e il controllo dei flussi del legname. Tutto questo forma una catena di custodia: è la tracciabilità Panguaneta, una garanzia ecologica e ambientale che copre tutti i suoi prodotti.
“Una scelta naturale visto il nostro approccio imprenditoriale – racconta Miriam Tenca, amministratore delegato di Panguaneta – ma anche un asset commerciale per venire incontro ai nostri clienti”. L’80% dei prodotti viene infatti esportato in Nord Europa, “dove gli acquirenti sono molto sensibili in merito alla tracciabilità delle materie prime. Essere certificati PEFC è diventato quindi una garanzia di qualità ai loro occhi”. La certificazione PEFC insieme ad altre certificazioni aziendali di processo e di prodotto, testimoniano la grande attenzione di Panguaneta per un sistema produttivo compatibile ed ecosostenibile; tutto questo ha contribuito all’incremento costante del suo fatturato, in controtendenza rispetto al ciclo economico italiano: +15% negli ultimi due anni.
“Certificarsi PEFC – prosegue Tenca – è stato anche un modo per sostenere lo sviluppo delle piantagioni di pioppo in questa zona, utilizzando aree marginali per le piantagioni cicliche di pioppo. In tal modo abbiamo contribuito a salvaguardare il paesaggio fluviale trasformandolo in risorsa per la comunità locale”. Peccato che, al momento, la scarsa attenzione dei decisori pubblici non agevoli questo tipo di coltivazioni virtuose. “Senza contributi i piccoli produttori non sono incentivati a proseguire lungo questa strada. La nostra speranza è che le regole della nuova PAC 2014-2020 offrano l’occasione per porre rimedio a questa mancanza”.
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